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Don Pietro Borrotzu: “Il futuro è già presente nello sport. Si chiama cardioprotezione”

Chi l’ha detto che il tema della cardioprotezione è poco sentito dagli atleti? La smentita che arriva da Nuoro è di quelle da sottolineare. L’ASD Biemmegì, acronimo di Beata Maria Gabriella (parrocchia dove ha sede la società sportiva, ndr), ha acquistato per le strutture dove si svolgono le attività un defibrillatore, ma l’ha fatto grazie al fattivo contributo degli stessi atleti. Lo ha rivelato Don Pietro Borrotzu, parroco fondatore della Chiesa dedicata alla Beata Maria Gabriella.

Come è nata l’idea di cardioproteggere la Chiesa e le sue strutture?

“Noi abbiamo una società sportiva, l’ASD Biemmegì, ma soprattutto un campo sportivo frequentatissimo di calcio a otto, dove praticamente giocano tutti quelli che fanno calcio amatoriale a Nuoro e dintorni. Un movimento di poco più di 150 persone per ogni torneo, e sapendo che abbiamo almeno quattro tornei l’anno di cui uno lungo tutto l’inverno, facile pensare a dover intervenire su questo versante. Aggiungo, tra l’altro, che ci sono diverse squadre con qualche giocatore di 60 anni, e anche se vengono composte torneo per torneo, è un tipo di attività non statica. Se si conosce il calcio a otto, e dunque immaginare che ci sia movimento da parte degli atleti, si può comprendere come l’acquisto del defibrillatore sia stato importante”.

E’ un segnale di serenità per i giocatori e per voi..

“Assolutamente, è proprio così. Ma poi, al di là della legge che impone l’obbligo dell’acquisto di un defibrillatore, ci è sembrato necessario far questo passo, oserei dire doveroso”.

Avete trovato scetticismo di fronte a questa iniziativa?

“Direi proprio di no. Tutti gli atleti che vengono a giocare qui, anche se a livello amatoriale, sono tutto ben predisposti. Basti pensare che questo strumento è stato acquistato in parte dalla Parrocchia e in parte dalle risorse delle quote delle squadre che partecipano al torneo invernale. Potremmo dire che è stata una cooptazione degli atleti, acquisto condiviso e sollecitato dagli stessi giocatori. Il futuro passa necessariamente per l’impegno che abbiamo assunto nel momento dell’acquisto del defibrillatore: organizzeremo momenti formativi perché in ogni squadra almeno una persona possa saper utilizzare il macchinario, e dunque procederemo all’attivazione dei corsi BLSD”.

Come è entrato in contatto con Simona Buono?

“L’ho conosciuta tramite una persona che si è resa disponibile a fare il corso BLSD, e che conosce la bontà del macchinario. Quando ci è stata presentata noi siamo stati felici, perchè abbiamo trovato una persona preparata. Mi ha colpito quando Simona ha definito un defibrillatore “uno strumento come un elettrodomestico”. Perchè deve essere davvero considerato così, come un frigorifero o una lavatrice. Va detto che avevamo anche altre proposte, ma in questo macchinario abbiamo riscontrato maggiori caratteristiche e più facilità di utilizzo, e conseguentemente di maggior facile comprensione”.

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