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Ylenia Bachini: “la cardioprotezione è fondamentale nello sport. Grazie a Simona Buono per aver scosso le nostre coscienze”

Referente dell’Associazione Sportiva Dilettantistica SportyvaMENTE di San Basilio in provincia di Cagliari, Ylenia Bachini rappresenta una tra le realtà sportive più vigorose presenti sul territorio sardo poiché, al contrario di alcune postazioni fisse, porta con se’ il defibrillatore in ogni trasferta. Lei, insieme alla sua collega, entrambe dottoresse in Scienze Motorie, punto fondamentale per un’associazione sportiva valida e professionale.

Ylenia, istruttrice e membro del direttivo dell’ASD, come mai questa scelta?

“Fisicamente noi non abbiamo palestra, ma lavoriamo su strutture pubbliche o da privati per abbattere i costi e dar un servizio soprattutto ai piccoli centri che in qualche modo sono isolati oppure hanno difficoltà sul tema della viabilità. Lavoriamo nei Comuni dove lo sport non arriva, ed ecco che – necessariamente – il defibrillatore viaggia con noi. E’ un fondamentale compagno di viaggio”.

E’ un responsabilità, oltre che un importante segnale di civiltà…

“Io sono un tecnico istruttore di questa associazione, ma anche se nata tre anni fa, da tempo ho lavorato in altre Associazioni e mi sono resa conto di quanto sia importante la prevenzione e la sensibilizzazione su questo tema. Ad iniziare dai bambini per finire con gli sportivi professionisti. Comunque il defibrillatore lo porteremo sempre con noi, anche il prossimo anno che abbiamo in mente di estendere la nostra attività in altri Comuni, perché sia io che l’altra mia collega istruttrice abbiamo fatto il corso e siamo abilitate BLSD per l’utilizzo del defibrillatore”.

Perché è così difficile sensibilizzare sulla cardioprotezione?

“E’ difficile per chi non è del settore, forse la difficoltà legata all’approccio dell’evento. Mi spiego meglio: in molte persone c’è la paura di soccorrere qualcuno, addirittura il terrore che possa morire. Sarebbe meglio una maggiore cultura da insegnare nelle scuole, fin da bambini per sfatare il mito che porta a pensare che il defibrillatore sia pericoloso. In altri Stati europei ai bimbi di 4 anni vengono insegnate le modalità per chiamare il 118 al telefono quando genitori o parenti stanno male. In Italia c’è questa paura, forse siamo un pochino menefreghisti come popolo, forse anche perché non c’era una cultura mentale. Un nodo da sciogliere in fretta, e lo vedo quotidianamente perché insegno anche nelle scuole primarie, e mi batto per corsi sia di attività fisica che di primo soccorso”.

Come nasce l’idea di dotarsi di un defibrillatore?

“Noi abbiamo atteso di dotarci di un macchinario che potesse rispondere ai massimi criteri di sicurezza; la mia remora ad oggi è stata quella forse colpevolmente di aver aspettato anche fin troppo tempo. Oggi mi sento certamente più sicura e sento di poter mettere in cardiosicurezza tutte le nostre realtà”.

Come è nato il contatto con Simona Buono?

“Stavo leggendo l’articolo su La Donna Sarda, dove si parlava del bando regionale sull’acquisto del defibrillatore. (http://www.ladonnasarda.it/salute/7197/politica-e-imprenditoria-rosa-per-cardioproteggere-le-asd-sarde.html)  Ho poi trovato il contatto con lei e l’ho chiamata. Anzi, sbagliando, pensavo fosse un’impiegata della Asl per quanto si è prodigata a rispondere alla nostre mail anche in orari non proprio d’ufficio. Comunque da subito si è dimostrata disponibile, competente e professionale, ci ha fatto chiarezza su tutta una serie di peculiarità ai quali un buon defibrillatore deve rispondere per supportare in toto un evento di arresto cardiaco improvviso. Simona ci ha fatto dimenticare il prezzo, scuotendo la coscienza e infirmandoci su tutte le caratteristiche che si possono trovare sul mercato a prezzi certamente inferiori e certamente meno sicuri. Non abbiamo esitato due volte”.

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